Il territorio attorno al lago di Bracciano è ricco di storia, documentata attraverso la conoscenza di antichità tardo romane e medievali quali la Via Clodia; il complesso dell’Acqua Claudia; il complesso chiamato Mura di Santo Stefano; i Muraccioli di Sant’Andrea, San Liberato; San Francesco, Santa Maria delle Grazie
Ancora più antico il villaggio neolitico, completamente sommerso, in località La Marmotta di cui è stata ritrovata una piroga spezzata in due a 12 metri di profondità.
Si tratta del più antico insediamento neolitico dell’Europa occidentale nato sulle rive di un lago per una popolazione che trovava in esso campi da coltivare, bestiame da cacciare e pesce in abbondanza.
Durante l’epoca romana di Rutilia Polla il territorio vide la costruzione di molte “villae rusticae”, vere e proprie fattorie rigogliose di gente importante e molto ricca. Ne fanno testimonianza alcune epigrafi funerarie trovate presso una necropoli vicino al lago di Martignano (lacus Alseatinus) dove vengono riportati nomi di alcuni liberti il cui ricordo indica l’alto rispetto assicurato alle persone che lavoravano presso quelle famiglie.
Successivamente alcune di queste ville divennero luoghi di culto come per esempio Santo Stefano, Sant’Andrea.
La storia di Bracciano, Trevignano, Anguillara è nota principalmente seguendo le vicissitudini delle famiglie che in anni diversi hanno posseduto questo territorio o parti di questo.
Il primo documento storico riguardante Anguillara è del 2 Luglio 1019 dove vengono nominati “miles” e cavalieri e riportato il primo diritto di pesca. Anche un documento del 1020 attualmente custodito dall’archivio della chiesa di Santa Maria in Trastevere, attesta l’esistenza di un “castrum angularia”.
Anguillara, appartenne per prima alla famiglia dal cui nome alcuni fanno derivare quello della cittadina e il cui capostipite, Raimone assunse notorietà, come racconta la legenda, uccidendo un drago che infestava la zona. Più probabilmente il drago non era un bestione che lanciava fiamme ma solo uno stuolo di briganti che taglieggiava la popolazione.
Al termine del dominio degli Anguillara il territorio tornò al Tesoro di San Pietro e fu gestito dalla Camera Apostolica che si occupava dell’amministrazione della Chiesa.
Agli Anguillara, seguirono, con vicende alterne, altre famiglie: gli Orsini nelle loro diverse ramificazioni; gli Odescalchi e in epoca assai recente i Doria Eboli D’Angri dopo i quali la cittadina diventò territorio nazionale.
A fianco alla storiografia ufficiale, Anguillara annovera un’altra storia di rara importanza e ricchezza affidata alla ricerca minuziosa della storica e scrittrice Angela Zucconi (v. Autobiografia di un Paese – ediz. Biblioteca – 1993) dalla quale alcune note verranno tratte.
Riporta avvenimenti realmente accaduti; nomi di famiglie storiche Jacometti, Rinaldi, Senzadenari, Floridi che ricorrono già nel cinque/seicento e che hanno contribuito allo sviluppo della città; luoghi e avvenimenti succedutisi negli anni che fanno conoscere come la popolazione sia sempre stata presente con le proprie istanze, le proprie lotte per dare alla città dignità di vita.
E’ un libro che parte dal 1868, scritto sulla memoria di alcuni e ancora di più ricavato da un attento studio negli archivi comunali ed ecclesiastici dove le vicende degli anguillarini ( nativi di Anguillara distinti dagli anguillaresi che rappresentano gli immigrati) rivelano le aspettative dei paesani fin da quando, sudditi, erano sfruttati e ridotti alla schiavitù di Signori che sfruttavano il territorio per accumulare ricchezza escludendoli da ogni forma di il benessere.
E’ scritto delle loro lotte in difesa dei diritti acquisiti; della lotta agraria che doveva concedere loro parte del territorio dove poter lavorare e dare il necessario sostentamento alle loro famiglie.
Del primo liberale, al momento dell’unità d’Italia; delle vicende comunali col succedersi dei primi Sindaci; della partecipazione alla guerra del “14/”18 fino all’avvento del fascismo.
Importante citare ancora il libro della Zucconi che ricorda (v. pag. 62) “la particolare attenzione del Consiglio comunale per le caratteristiche storiche dell’antico abitato. con apposito regolamento e
norme riguardanti balconi, mensole, canne di camino aggettanti, infissi , tinteggiatura dei muri, decorazioni, insegne, il tutto in difesa dell’armonia con l’esteriore delle case”.
Tale regolamentazione non ha trovato nel tempo molta applicazione tanto che ancora oggi molte rifiniture come per esempio l’uso di finestre in alluminio sono state poste con notevole spregio verso il mantenimento di caratteristiche che andrebbero salvaguardate con molta più attenzione.
Il promontorio visse alterne vicende, a periodi in cui le case erano per lo più abitate da pescatori e contadini autorizzati dalla Camera Apostolica, seguirono periodi di spopolamento forse dovuti a lotte intestine tra le grandi famiglie nobili ma ancora di più allo scarso igiene dei luoghi abitati con conseguenti pestilenze.
Se la storia delle tre città che si affacciano sul lago è più che nota, nessuna documentazione ci viene data sul centro arroccato sul promontorio. Unica notizia, certa, la villa romana Angularia di Rutilia Polla.
Manca una qualsiasi indicazione grafica che configuri le costruzioni che sicuramente si stabilirono attorno a questa villa.
Occorre arrivare al tardo medioevo e al tardo rinascimento per trovare edifici prestigiosi che appartengono per lo più al clero come le chiese di San Salvatore e Sant’Andrea ormai sparite. La chiesa della Collegiata, dedicata a Santa Maria Assunta, è circa del 1500 e poi successivamente restaurata nel 1700: l’edificio chiamato “La Disciplina” anch’essa del XVI° sec. sede della Confraternita dei Misericordiosi dove si sopportava la flagellazione come espiazione dei propri peccati; la chiesa di San Biagio è del 1756. Il palazzo baronale è dei primi del ‘500.
Elemento, assai interessante, che può aiutare nella ricerca dell’evoluzione storica del Centro è rappresentato dal Piano Particolareggiato presentato in questi ultimi anni dal Comune. Il progettista, nel codificare le diverse norme tecniche presta particolare attenzione, sempre sotto il profilo del mantenimento delle caratteristiche peculiari del luogo, alla conservazione e il risanamento di questa area dove si stabilisce un rigoroso vincolo a ogni possibile nuova costruzione nelle aree inedificate così come incrementi di volumi e superfici per gli edifici esistenti.
Ma il progettista oltre alle norme tecniche, attraverso studi che, evidentemente, ha potuto approfondire, si lancia anche su ipotesi del possibile sviluppo urbano durante i secoli. Ne risulta una serie di planimetrie nelle quali vengono riportate zone successive di ampliamento con indicazioni importanti come l’ubicazione delle porte di accesso, le mura di difesa, la posizione delle prime chiese. Da questa planimetria è possibile anche individuare i luoghi dove erano state innalzate delle torri di cui Anguillara era ricca come è documentato in un affresco della sala delle carte geografiche nei Musei Vaticani.
Di queste torri ne troviamo alcuni basamenti in corso Umberto I°, in via della Grondarella, in via Garibaldi, all’interno dell’edificio chiamato “la Specola” e in basso, verso il molo, in via del Murato.
Il primo nucleo abitativo è ipotizzato attorno alla chiesa di S. Andrea oggi scomparsa anche se riconoscibile dall’abside che si vede nel giardino intermedio di fronte a uno degli ingressi al Comune. Le ulteriori piante prospettano i successivi sviluppi che vanno dal X° fino al XVI° secolo.
Da ricordare anche un’altra chiesa, quella dedicata a San Salvatore, che non esiste più in quanto è stata trasformata in abitazione. Era ubicata nell’attuale via di San Salvatore dove è possibile ancora vedere un basamento in pietrame che dovrebbe essere parte di ciò che resta della vecchia chiesa
Una planimetria del Piano riporta la datazione del patrimonio edilizio nella quale i diversi edifici assumono colorazioni differenti a seconda della loro epoca di costruzione ed offrono una panoramica completa dell’attuale consistenza edilizia del Centro Storico.
Tra la documentazione fotografica e grafica che allego a questo mio scritto mi sono permesso di riportare su questa planimetria, attraverso perimetri di differenti colori, quegli sviluppi del tessuto urbano che rappresentano le ipotesi sopra descritte. Mi perdoneranno i tecnici del Comune e il progettista ma ho trovato molto interessante e piacevole seguire le loro ipotetiche indicazioni.